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Aria di primavera, vento di guerra
Marzo, con i primi raggi di sole primaverile. Marzo, con gli aromi che arrivano dalle finestre semiaperte. All’improvviso, gli odori dell’infanzia riaffiorano nel naso e nella mente, nostra inviolabile “regione dei ricordi”. Qui rivivono le sensazioni attraverso il labirinto olfattivo delle esperienze passate.
Il mese di Marzo porta la primavera, le belle giornate, i colori, i prati in fiore, le prime viole. I profumi, che raccontano un’emozione e ci accompagnano per tutta la vita. Trascina con sé la voglia di sgranchirsi dopo il letargo invernale e ci invita a uscire di casa per respirare il bello e immergersi in un viaggio nel tempo, che rende presenti eventi lontani.
Da sempre Marzo, come un orologio biologico, risveglia in me il desiderio di fare una passeggiata al “Ponte”, di giocare a pallavolo all’aria aperta. L’emozione che suscita l’odore inconfondibile del ragù che arriva dalle case, la scia aromatica sprigionata dal caffè che sale nella moka, sono gratitudini intense. Le scintille che liberano la mia immaginazione, trovano la massima espressione nel profumo del basilico fresco e del bucato steso al sole. Particolari che mi fanno sentire in famiglia, accolta in qualsiasi posto, anche a chilometri da casa.
Marzo, con le sue sfumature, fa spuntare memorie che rendono nitide immagini e momenti di vita vissuta. Ma le immagini di questi giorni non sono per niente rassicuranti.
Stiamo aspettando la primavera per ritrovare i sorrisi dietro le mascherine e da settimane facciamo il conto alla rovescia verso la fine dell’emergenza da Covid-19, che dura ormai da due anni. Rimanendo in questa attesa, come puntini di sospensione, nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2022 l’armata russa attacca l’Ucraina. Agli odori che riconducono ai ricordi sereni, si sovrappongono le immagini dei bombardamenti su Kiev, Mariupol e su decine di altre città ucraine, dei palazzi sventrati, degli sguardi pieni di dolore.
Il mondo è colto nuovamente alle spalle, tra paure e incertezze. Un colpo alla pace che vede un uomo solo al comando. Permane quel senso di impotenza che bussa alla porta della nostra quotidianità. Anche se ci dividono chilometri dall’Ucraina, sentiamo i boati sopra le nostre teste e il suono delle sirene antiaeree.
Mentre gli equilibri geopolitici vanno in frantumi, come i vetri delle abitazioni colpite dai missili e dai droni, da un confine all’altro non si sfalda il senso di solidarietà tra popoli, collante sociale che ha permesso di reagire durante la pandemia.
Ancora una volta la musica e la condivisione diventano la chiave della resilienza e preziosi alleati contro la sopraffazione.
Ci ritroviamo a camminare, insieme, in un percorso che alterna momenti di buio con lampi di luce. A poche ore dall’inizio del conflitto, in molte piazze italiane si programmano manifestazioni a favore della pace. Tanti monumenti e Palazzi istituzionali si illuminano di blu e giallo per testimoniare la vicinanza dell’Italia al popolo ucraino.
Alle finestre, accanto al nostro Tricolore, sventola la bandiera dell’Ucraina, come segnale di pace. Davanti all’ambasciata russa si intona l’Inno nazionale dell’Ucraina: “Non è ancora morta la gloria dell’Ucraina, né la sua libertà, a noi, giovani fratelli, il destino sorriderà ancora. I nostri nemici scompariranno, come rugiada al sole, e anche noi, fratelli, regneremo nel nostro Paese libero”. Il desiderio di Libertà del passato, scandito in queste note, si riafferma nella resistenza del popolo ucraino che cerca con coraggio di rallentare l’avanzata dei soldati russi.
Papa Francesco all’ambasciata russa, in Vaticano, lancia un appello in nome della fratellanza. E per la prima volta, il Pontefice pubblica un tweet in russo contro la guerra e uno in ucraino.
Un flash mob solidale che coinvolge tutti. Nella stessa Russia, giovani, famiglie, volti noti dello spettacolo e della cultura, scendono in piazza contro l’intervento militare. Tanti di loro hanno parenti, sposi, fidanzati, amici in Ucraina. La protesta si allarga anche sui social e al posto della foto profilo compare un quadrato nero in simbolo di lutto o la bandiera ucraina.
Lo scenario rimanda alle colonne di blindati e carri armati russi. Alle code di automobili che tentano la via di fuga. Le esplosioni incendiano la parte orientale dell’Europa, ma un’ondata di affetto e vicinanza investe tutta l’Ucraina, a conferma che nessuna violenza può spegnere la speranza che costruisce e non distrugge.
È un’aria di primavera diversa anche quest’anno. La Tv trasmette il rumore degli spari e le rovine delle case demolite. Ma c’è una forza collettiva e coesa che emerge, al di là del fumo, ed è capace di piegare anche le peggiori volontà.
Così la primavera arriva comunque. Con il vagito di Mia, la bambina nata nella metropolitana di Kiev, rifugio sotterraneo per proteggersi dalle bombe. Con il sorriso degli altri bimbi venuti alla luce in ripari improvvisati nei giorni più tristi per l’Ucraina. Un faro luminoso e simbolo di un popolo che non si arrende.
La primavera sboccia con i suoi profumi e i suoi colori. Attraverso la vita che nasce. Basta sapere accoglierla e tutelarla. Come per i valori e gli ideali più importanti. Continueremo ad attendere con ottimismo il “GiornoBuono”. Ma questo vento di guerra, proprio non ci voleva.
Buona lettura
Giornalista
"Potranno tagliare tutti i fiori ma non fermeranno mai la primavera”
(Pablo Neruda)